Post

Le politiche del lavoro tra il referendum e l'industria 4.0

Immagine
L'esito del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre ha avuto un impatto rilevante sul percorso di innovazione dei servizi e delle politiche del lavoro intrapreso con l'approvazione del Jobs Act. Uno dei principali elementi strategici del percorso riformatore intrapreso dal governo Renzi consisteva infatti nella ri-attribuzione allo Stato della competenza esclusiva in materia di politiche attive del lavoro, le quali - poiché il Titolo V della Costituzione è rimasto inalterato in seguito alla vittoria dei "no" - restano invece materia concorrente tra Stato e regioni. In particolare, la strada tracciata dal governo prevedeva il mantenimento dell'organizzazione amministrativa dei servizi per l'impiego in capo alle regioni (superando inoltre le competenze provinciali, visto che nelle intenzioni del governo sarebbero state abolite con il referendum), e una disciplina nazionale delle politiche attive, in modo da garantire standard uniformi in tutto il...

L'insegnamento che arriva dalle elezioni presidenziali americane

Immagine
Donald Trump sarà il 45° presidente degli Stati Uniti d'America. Questa è la scelta che hanno fatto gli elettori, al termine di una competizione elettorale senza esclusione di colpi, che ha visto prevalere, per la prima volta nella storia degli USA, un personaggio "estraneo" alle dinamiche del sistema politico, non pienamente accettato nemmeno dalla forza politica che lo ha candidato, il Partito Repubblicano.  Aldilà delle opinioni sul personaggio Trump e delle valutazioni di carattere politico, argomenti che non vengono trattati in questo blog, il risultato delle urne deve essere analizzato anche a partire da una prospettiva sociale,  ossia cercando di comprendere quali sono gli elementi di "trasformazione sociale" che hanno contribuito a determinare  tale esito.  Sia chiaro, il risultato  elettorale è figlio di una molteplicità di fattori, non solo di natura socio-economica, ma anche ideologico-politica: entrambe le tipologie possono poi avere un carattere d...

Quel lavoro flessibile che il jobs act non riesce a contenere

Immagine
Nei giorni corsi il governo è intervenuto al fine di correggere il decreti attuati del Jobs Act, modificando – tra l’altro – la normativa sul lavoro accessorio (cd “vouchers”), prevedendo per quest’ultimo regole più stringenti riguardo alle modalità di comunicazione dell’avvio delle stesse e intervenendo sugli aspetti sanzionatori. L’intervento era stato richiesto da più parti, a partire dalle organizzazioni sindacali, e si era reso necessario dopo la vertiginosa crescita del ricorso a tale tipologia contrattuale, seguita all’entrata in vigore del D.Lgs. 81/2015 , attraverso il quale è stato ridisegnato il sistema delle tipologie dei contratti di lavoro. Tale normativa – così detto “codice dei contratti ” – ha disposto il definitivo superamento dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa nella loro modalità “parasubordinata”, al fine di porre fine al fenomeno della precarizzazione cronica che tali tipologie contrattuali determinavano per numerosi lavoratori, e di ric...

Riforme del mercato del lavoro in Europa, l'esigenza di una visione comune

Immagine
Dopo l'approvazione del Jobs Act in Italia e l'emanazione dei relativi decreti attuativi (a dire il vero non ancora portata a conclusione), anche la Francia  - attraverso la Loi Travail - sta realizzando una radicale riforma del proprio mercato del lavoro. Nonostante i frequenti parallelismi tra la nuova normativa italiana e il progetto del governo presieduto da Manuel Valls,  le differenze tra i due provvedimenti sono rilevanti, in particolare sul versante della  contrattazione collettiva, con una forte centralità del contratto di categoria che permane in Italia, al contrario del sistema proposto dalla riforma francese, la quale si propone  di stabilire la centralità della contrattazione aziendale lasciando alla legge un ruolo residuale e supplementare. Le due soluzioni hanno in comune principalmente la finalità di modernizzare il mercato del  lavoro in un’ottica tesa a aumentare la flessibilità in uscita dei lavoratori, in cambio di una  più sol...

Il governo ha una visione strategica delle politiche occupazionali?

Immagine
Il governo ha una politica occupazionale di medio periodo? Non sto parlando delle politiche del lavoro, ossia di tutte quelle misure che sono finalizzate a migliorare l'interazione tra domanda e offerta di lavoro (attraverso la regolazione dei contratti di lavoro, le politiche attive, la rete dei servizi, ecc.), che - a prescindere dal giudizio di merito - sono state riformate attraverso il Jobs Act. No, faccio riferimento agli interventi necessari per determinare una crescita costante e solida dei livelli occupazionali , e in particolare per iniziare ad erodere quella che è la vera montagna dell'arretratezza del mercato del lavoro italiano, ossia un tasso di occupazione al di sotto del sessanta per cento che ci relega agli ultimi posti in Europa per tasso di attività della popolazione in età lavorativa.  Il governo è intervenuto attraversa la leva fiscale , riducendo il prelievo contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato, e sembra intenzionato a consolidare la ...