Tirocini formativi: occorre l'analisi, non la polemica
Negli ultimi mesi si è assistito ad una intensificazione del dibattito pubblico attorno alla tematica dei "tirocini formativi", descritti vieppiù come lavoro sottopagato, sfruttamento del lavoro giovanile, strumenti privi di una reale potenzialità formativa.
Occorre tracciare innanzitutto una distinzione tra i tirocini curriculari e quelli extracurriculari: i primi costituiscono un elemento utile del completamento formativo degli studenti, un periodo di immersione nel mondo del lavoro che deve essere valorizzato e potenziato, accrescendo la capacità collaborativa tra aziende e soggetti formativi e di istruzione. In particolare le scuole e le università ad oggi non hanno gli strumenti per valutare pienamente l'affidabilità e le potenzialità formativa delle singole aziende: tale compito ricade prevalentemente sui docenti, quando sarebbero invece necessari strumenti e professionalità adeguati, al fine di valutare e monitorare i percorsi di stage e il comportamento delle aziende, anche dal punto di vista del rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
I tirocini extracurriculari, pur non avendo la natura di "relazione di lavoro", costituiscono spesso il primo momento di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro o una fase di passaggio tra due mansioni con differenze rilevanti, oppure la prima fase di reinserimento nel contesto produttivo per profili professionali deboli. I costi estremamente ridotti per le aziende aumentano senz'altro l'attrattività dei tirocini extracurriculari e il rischio di utilizzi non pienamente in linea con il dettato formativo, occorre però - e questo è un esercizio che dovrebbe sempre fatto quando si analizza una tipologia contrattuale - distinguere gli elementi, le potenzialità dello strumento e quelli che invece sono gli usi fraudolenti. Le correzioni eventualmente necessarie - ad esempio la limitazione delle mansioni alle quali è applicabile, l'incremento degli importi delle borse di studio, maggiori limiti e controlli sulle singole aziende - non devono spingersi fino ad interventi radicali di cancellazione, magari motivati più da spinte elettoralistiche che da analisi razionali.
Il mercato del lavoro funziona, come qualsiasi mercato, sulla base di una logica di domanda e offerta, e ha natura competitiva: questo significa che non tutti i soggetti sono presenti sul mercato con lo stesso score, e non tutti possono ambire a una collocazione soddisfacente e stabile nell'immediato. Evidentemente i lavoratori "più forti" (in base alla loro professionalità, alle esperienze, alla tipologia di percorso formativo, alle skills possedute) avranno maggiori chances di accedere a posizioni lavorative di maggiore qualità; i lavoratori "più deboli" dovranno affrontare un percorso più complesso, che al compimento potrà comunque condurre ad una occupazione di qualità e alla costruzione di un profilo professionale "forte". In tale contesto, il tirocinio extracurriculare può essere una tappa di tale percorso: il compito dello Stato non è quello di promettere improbabili strade semplici o alternative assistenzialistiche, ma regolare, monitorare, intervenire affinché il percorso di crescita professionale di ciascun lavoratore avvenga il più possibile in modo incrementale e con tempistiche adeguate ai tempi di costruzione dei percorsi di vita
Commenti
Posta un commento