Governo PD-M5S, dove sono le politiche del lavoro?

Lotta alla precarietà, salario minimo,taglio del cuneo fiscale: siamo solo agli inizi, ma le direttrici del governo "Conte bis" in materia di lavoro sembrano tutte orientate verso politiche redistributive e di maggiore tutela del lavoro dipendente, mentre non sono chiare le strategie che il nuovo esecutivo intende mettere in atto al fine di favorire la crescita occupazionale, sia con riferimento alle politiche di crescita economica (ad eccezione di vaghi riferimenti all'economia verde e al digitale), sia per quanto riguarda il completamento della riforma dei servizi per il lavoro.
Riguardo al primo aspetto, è evidente che il ritorno ad un sostenuto e continuativo incremento del reddito nazionale nel nostro paese passa necessariamente dal rafforzamento degli investimenti in nuove tecnologie nelle industrie produttive e dalla crescita del settore IT: è in questo contesto che deve inserirsi il ruolo dello Stato, attraverso misure agevolino tali percorsi (così come era Industry 4.0), e dando impulso ad una forte riforma dei percorsi di transizione tra  scuola/università e lavoro, a partire da una maggiore aderenza dei percorsi formativi alle esigenze del mondo produttivo.
L'altro aspetto chiave su cui dovrebbe concentrarsi il nuovo esecutivo è la riforma dei servizi per il lavoro, rimasta finora incompiuta (nonostante gli obiettivi indicati nel Jobs Act prima, e i proclami del primo governo Conte poi) anche a causa dello stop causato dalla vittoria dei "no" nel referendum costituzionale del 2015: in attesa di capire quale sarà l'effettiva utilità dei navigators, resta ancora sulla carta la realizzazione del sistema informativo unitario e non vi è alcuna progettualità in materia di politiche attive (anche con riferimento ai percettori del reddito di cittadinanza).
La modernizzazione del nostro mercato del lavoro e la possibilità di attivare politiche del lavoro efficaci passa necessariamente dalla capacità del nuovo esecutivo di intraprendere con rapidità e decisione i percorsi sopra descritti, attraverso misure che richiedono tempi di attuazione medio-lunghi (quindi non immediatamente spendibili in termini di consenso elettorale), ma che possono dare benefici duraturi al paese.