Mercato del Lavoro: verso la riforma mancata

Un Decreto Legge che modifica (in modo discutibile) le norme riguardanti l'apprendistato e il contratto a termine, e una Legge Delega - i cui contenuti non sono stati ancora formalizzati: queste sono, per ora, gli interventi decisi dal Governo Renzi in materia di mercato del lavoro. Le scelte riguardanti l'apprendistato e il contratto a termine, probabilmente scaturite dalla volontà di "semplificare" l'utilizzo di queste forme di rapporto di lavoro, rischiano di snaturare le finalità stesse di tali tipologie contrattuali. Nel caso del contratto a termine viene superato il principio della causalità (lasciando al datore di lavoro la possibilità di non specificare le motivazioni che lo portano a fissare un termine al rapporto) e si da massima flessibilità alle proroghe nei 36 mesi (fino a 8, mentre in precedenza era possibile una sola proroga). Per quanto riguarda l'apprendistato, è stato superato il divieto di assumere nuovi apprendisti se non si rispetta la soglia minima del 30% di assunzioni per i rapporti analoghi terminati, e - sopratutto - cade per il datore di lavoro l'obbligo di garantire all'apprendista un secondo livello di formazione. 
La tematica contrattuale avrebbe meritato senz'altro una maggiore attenzione e un approccio "sistemico", volto in particolare a superare le forme di rapporto di lavoro vetuste, inutilizzate o manifestamente distorte e a rafforzare gli strumenti contrattuali che hanno una rilevanza strategica - come l'apprendistato, che dovrebbe divenire il percorso "standard" di ingresso nel mercato del lavoro. La Legge Delega annunciata da Renzi e da Poletti dovrebbe, tra l'altro, porre mano alla regolazione degli ammortizzatori sociali e all'organizzazione dei servizi pubblici per il lavoro: l'auspicio è che per queste due materia non si utilizzi, com'è avvenuto per i contratti di lavoro, un approccio parziale, attento più all'effetto mediatico e al consenso che all'efficacia delle scelte nel medio e nel lungo periodo.

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