L'occupabilità, tra la metafisica e le opportunità

Il governo Meloni si appresta a modificare la regolazione del Reddito cittadinanza, in base alle direttive preannunciate alla fine del 2022, quando - nel momento della riduzione delle risorse stanziate -  è stato espressa la volontà di mantenere il sussidio senza limiti di tempo per i soggetti definiti "fragili" (adottando una terminologia in voga negli anni dell'emergenza Covid, ma poco adatta alla classificazione dei lavoratori) e di limitarne la durata e gli importi erogati per i soggetti "occupabili". L'intervento del Governo è stato duramente contestato dai partiti dell'opposizione, sia con riferimento alla riduzione della tutela delle fasce della popolazione in condizione di povertà, sia per quanto riguarda le misure di politica attiva del lavoro - ancora da definire - che dovrebbero completare la riforma. A tale riguardo, è stato particolarmente sferzante il giudizio dell'ex ministro dello sviluppo economico Pierluigi Bersani, il quale ha affermato: "cosa mi vieni a dire ‘occupabile’? Occupabile è una parola metafisica, perché stiamo parlando di gente in età di lavoro che non trova lavoro o lo trova pagato sotto la soglia di povertà". Il riferimento all'occupabilità quale condizione generica che comporterà la contrazione della tutela prevista dal reddito di cittadinanza ha senza dubbio un carattere di genericità da considerare perlomeno eccessiva: è auspicabile che il Governo e il Parlamento siano in grado di dettagliare la norma, ma definire l'occupabilità una parola "metafisica" significa teorizzare, per un numero considerevole di disoccupati e inoccupati, l'impossibilità ad un collocamento nel mondo del lavoro, ed una conseguente esigenza di misure di assistenza senza limiti di tempo. L'occupabilità, è necessario sottolinearlo, è un concetto relativo, non assoluto, il quale misura la capacità individuale del lavoro di trovare un'occupazione e dipende da molteplici variabili: innanzitutto l'età, il titolo di studio, le competenze professionali (abilità, conoscenze e  attitudini), le quali devono essere calibrate anche in base ad ulteriori elementi, a iniziare dal contesto produttivo e dalla posizione geografica nei quali è collocato il lavoratore. Il compito dei servizi pubblici per l'impiego dovrebbe essere quello di misurare l'effettiva occupabilità del singolo lavoratore e di concordare con lo stesso gli strumenti e i percorsi utili a incrementare tale potenzialità, fino al raggiungimento di una condizione di piena o, qualora questa non fosse possibile, di alta occupabilità. Sapendo però che il ruolo dello Stato, il supporto per raggiungere tale condizione necessità sempre e comunque della volontà del singolo individuo di ricercare e cogliere le opportunità - occupazionali, formative - di fuoriuscita dalla condizione di marginalità lavorativa.

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