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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

L'agenzia unica per le ispezioni proposta dal Ministro Poletti è davvero utile e realizzabile?

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Il Ministro del lavoro Poletti ha annunciato la scorsa settimana l’intenzione di istituire una “agenzia unica” per le ispezioni, alla quale dovrebbero essere affidate le funzioni ispettive riferite a tutte le problematiche riguardanti le imprese dalle norme riguardanti la regolarità del lavoro a quelle relative alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro, fino alle verifiche di carattere fiscale – oggi in capo a differenti enti e strutture (Inps, Inail, Asl e Agenzia delle Entrate). Il provvedimento, che dovrebbe essere inserito nel disegno di legge delega sul Jobs Act all’esame della Commissione lavoro del Senato, è stato descritto dal Ministro come « una grande operazione di semplificazione, efficienza e risparmio », finalizzata a superare l’attuale condizione per la quale le imprese si trovano di fronte a ripetuti interventi di controllo provenienti da enti e strutture differenti. Aldilà delle modalità di realizzazione e di funzionamento di tale agenzia, e fermo restando l

Congresso dei consulenti del lavoro: cambiare il Titolo V per riformare il mercato del lavoro

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Superare la frammentazione nella gestione del mercato del lavoro per recuperare l'efficacia degli interventi e contribuire alla ripresa economica: è questo l'input emerso dall'ottavo congresso dei consulenti del lavoro che si è tenuto nei giorni scorsi a Fiuggi. In particolare, il documento congressuale sottolinea come la presenza pubblica nel mercato del lavoro sia caratterizzata dalla presenza di venti differenti sistemi regionali (i quali, a loro volta delegano gran parte delle competenze alle 110 province) a cui sono attribuite il 96% delle risorse, e come questa gestione sia incapace di garantire livelli soddisfacenti di ricollocazione dei disoccupati. La soluzione, secondo i consulenti del lavoro, è quella di ripristinare una gestione unitaria dei servizi per il lavoro a livello nazionale, iniziando dalle comunicazioni obbligatorie che dovrebbero essere convogliare in un'unico nodo nazionale.  Ma le proposte di modifica dei servizi pubblici per l'impiego no

Se sette milioni vi sembrano pochi

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Sette milioni di persone che non fanno parte del mercato del lavoro: è il dato Istat relativo al primo trimestre del 2014, ottenuto dalla somma di coloro che sono effettivamente alla ricerca di un’occupazione (la cosiddetta “forza lavoro potenziale”) e gli “inattivi”, ossia quei soggetti che risultano disoccupati o inoccupati e che non sono alla ricerca attiva di un posto di lavoro. Rispetto al secondo trimestre del 2013 si tratta di un incremento totale di circa 800 unità, ma il dato è “enorme” se raffrontato al 2008: in sei anni l'esercito che va dai disoccupati agli sfiduciati, che ora conta precisamente 6 milioni 868 mila unità, è cresciuto di oltre il 50%. Gli effetti sono senz’altro dovuti al vortice della persistente crisi economica internazionale e alle politiche restrittive che nel nostro paese – causa la necessità di adeguarsi al parametri finanziari UE – durano da oramai un quindicennio, in un vortice di recessione e riduzione della spesa pubblica che sembra non dar