Lavoro agile e lavoro autonomo, le novità proposte dal governo
Nei giorni scorsi il governo ha approvato il disegno di legge riguardante la “la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato a tempo indeterminato”. Si tratta d un provvedimento atteso da qualche mese, che affronta due aspetti non trattati nel Jobs Act: da un lato si è provveduto a regolare il lavoro subordinato svolto in tutto o in parte fuori dalle mura dei tradizionali luoghi di lavoro – superando e innovando la vecchia prospettiva del telelavoro – dall’altro si è intervenuti definendo una serie di tutele sociali per i lavoratori autonomi non imprenditori, tematica particolarmente sentita anche dopo i provvedimenti normativi che hanno sostanzialmente eliminato il fenomeno del lavoro parasubordinato.
Con riferimento al lavoro autonomo, la proposta di legge del Governo è finalizzata nello specifico:
Come detto prima, il governo è intervenuto su aspetti che non erano stati regolati nel Jobs Act ma i quali sono tuttavia di enorme rilevanza, iniziando la costruzione di un sistema di tutele maggiormente efficace per i lavoratori autonomi, e prevedendo meccanismi di flessibilità nella gestione del rapporto di lavoro subordinato, attraverso uno strumento normativo che va ad incrementare la possibilità di conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro.
Il disegno di legge - è questo era un elemento prevedibile, ma tuttavia appare rilevante – resta nel solco tracciato dal Jobs Act, ossia quello della netta separazione tra “lavoro autonomo” e “lavoro dipendente”: questo è stato uno degli obiettivi del D.Lgs. 15 giugno 2015, n. 81 (così detto “Codice dei contratti”), il quale ha posto fine alle forme contrattuali che rientravano nel novero della parasubordinazione, e su questa strada il governo ha deciso di continuare ad operare.
Con riferimento al lavoro autonomo, la proposta di legge del Governo è finalizzata nello specifico:
- a costruire dei meccanismi di tutela del lavoratore autonomo nelle transazioni commerciali (divieto alle clausole vessatorie);
- a consentire la deducibilità delle spese per la formazione, accesso ai servizi di orientamento e riqualificazione;
- a permettere ai lavoratori autonomi la partecipazione agli appalti pubblici;
- all’estensione ai lavoratori autonomi degli strumenti di tutela finora appannaggio quasi esclusivo dei lavoratori subordinati (indennità di maternità e congedi parentali, tutele per la malattia e l’infortunio).
Come detto prima, il governo è intervenuto su aspetti che non erano stati regolati nel Jobs Act ma i quali sono tuttavia di enorme rilevanza, iniziando la costruzione di un sistema di tutele maggiormente efficace per i lavoratori autonomi, e prevedendo meccanismi di flessibilità nella gestione del rapporto di lavoro subordinato, attraverso uno strumento normativo che va ad incrementare la possibilità di conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro.
Il disegno di legge - è questo era un elemento prevedibile, ma tuttavia appare rilevante – resta nel solco tracciato dal Jobs Act, ossia quello della netta separazione tra “lavoro autonomo” e “lavoro dipendente”: questo è stato uno degli obiettivi del D.Lgs. 15 giugno 2015, n. 81 (così detto “Codice dei contratti”), il quale ha posto fine alle forme contrattuali che rientravano nel novero della parasubordinazione, e su questa strada il governo ha deciso di continuare ad operare.
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