Innovazione tecnologica nel mercato del lavoro: le proposte del Jobs Act
Il disegno di legge delega per la riforma del mercato del
lavoro (c.d. Jobs Act), approvato lo scorso 3 dicembre 2014 e pubblicato in
Gazzetta Ufficiale il 15 dicembre 2014, prevede cinque diverse deleghe al
Governo, da esercitare entro sei mesi dall’approvazione della legge.
Nell’ambito della riforma prevista per l’organizzazione dei
servizi per il lavoro e delle politiche attive, sono presenti rilevanti novità
relativamente all’utilizzo degli strumenti tecnologici per la gestione dei
servizi e per la condivisione delle informazioni attualmente in capo ai
differenti soggetti operanti nel mercato del lavoro, e nello specifico la norma
indica i seguenti obiettivi:
– «l’integrazione del sistema informativo con la raccolta
sistematica dei dati disponibili nel collocamento mirato nonché di dati
relativi alle buone pratiche di inclusione lavorativa delle persone con
disabilità e agli ausili ed adattamenti utilizzati sui luoghi di lavoro»:
attualmente le informazioni relative al collocamento “mirato” o reinserimento
nel mercato del lavoro non sono pienamente
integrate nei sistemi informativi utilizzati dai servizi per l’impiego. La
gestione attraverso il SIL, non solo delle pratiche amministrative riguardanti
il collocamento mirato, ma anche delle buone pratiche di inclusione lavorativa,
consentirebbe da un lato ai lavoratori disabili, dall’altro ai datori di lavoro di avere servizi di migliore
qualità, e permetterebbe ai centri per l’impiego una gestione più coerente dei
servizi;
- «la semplificazione amministrativa in materia di lavoro e
politiche attive, con l’impiego delle tecnologie informatiche, allo scopo di
rafforzare l’azione dei servizi pubblici nella gestione delle politiche attive
e favorire la cooperazione con i servizi privati»: l’articolo 12 del Codice
dell’amministrazione digitale prevede che «le pubbliche amministrazioni utilizzano
le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, garantendo, nel rispetto
delle vigenti normative, l’accesso alla consultazione, la circolazione e lo
scambio di dati e informazioni, nonché l’interoperabilità dei sistemi e
l’integrazione dei processi di servizio fra le diverse amministrazioni». Tali
principi sono ampiamente disattesi nell’ambito della PA, e nello stesso ambito
del mercato del lavoro la piena circolazione delle informazioni tra i
principali soggetti (Ministero del Lavoro, INPS, INAIL, Regioni) è lungi da
essere conseguita.
Per quanto riguarda la cooperazione con i servizi privati,
il percorso appare complesso, in particolare se non si individuano metodi e
strumenti che da un lato garantiscano la tutela dei dati strategici per il business
delle agenzie per il lavoro, dall’altro rendano a queste ultime utile
l’accettazione di simile percorso di integrazione.
La realizzazione di un sistema informativo del lavoro
nazionale, integrato in tutte le sue componenti – dalla gestione amministrativa
dei centri per l’impiego, alla gestione dell’incontro domanda/offerta di lavoro
sul web, fino alla gestione del collocamento dei disabili e all’integrazione
con i servizi privati – rappresenta un aspetto strategico fondamentale se si
vuole dare al nostro mercato del lavoro un carattere di modernità e di fluidità
nelle relazioni di lavoro e nella circolazione delle informazioni.
Attualmente la situazione appare frammentata, anche a causa
della presenza di differenti sistemi informativi del lavoro regionali non
integrati fra di loro, frutto di un percorso normativo complesso.
La frammentazione nella gestione del mercato del lavoro si
riflette in una speculare condizione del Sistema informativo del lavoro: ogni
regione ha progettato un proprio sistema, sebbene nell’ambito di standard
nazionali condivisi, che non dialoga con gli altri sistemi regionali.
Il problema non risiede soltanto nella mancata integrazione
tra i diversi sistemi regionali, ma anche nel mancato completamento del
percorso che consentirebbe al SIL dialogare pienamente con i sistemi web di
incontro tra domanda e offerta di lavoro pubblici: nella situazione attuale vi
è una netta separazione tra i sistemi informatici deputati alla gestione
amministrativa delle attività dei servizi per l’impiego e i portali di
intermediazione tra lavoratori e aziende.
Il vero salto di qualità sarebbe costituito dalla capacità
di portare i servizi pubblici per il lavoro nel web, consentendo l’accesso ai
differenti percorsi di servizio senza recarsi fisicamente presso il centro per
l’impiego – se non quando necessario – e modulando i portali pubblici di
incontro domanda/offerta sulla base di standard qualitativi superiori a quelli
attualmente esistenti.
Un ulteriore elemento di innovazione tecnologica contenuto
nella legge delega riguarda «l’istituzione del fascicolo elettronico unico
contenente le informazioni relative ai percorsi educativi e formativi, ai
periodi lavorativi, alla fruizione di provvidenze pubbliche ed ai versamenti
contributivi».
Si tratta di un progetto ambizioso, che dovrebbe realizzare
un percorso già in parte previsto dal “libretto formativo del cittadino”, il
quale era stato pensato per raccogliere, sintetizzare e documentare le diverse
esperienze di apprendimento dei cittadini lavoratori, nonché le competenze da
essi comunque acquisite: nella scuola, nella formazione, nel lavoro, nella vita
quotidiana, ciò al fine di migliorare la leggibilità e la spendibilità delle
competenze e l’occupabilità delle persone.
Il fascicolo elettronico riprende gli obiettivi previsti dal
libretto formativo del cittadino – strumento mai realizzato – e prevede di
integrare le informazioni di carattere previdenziale, per il quale sarebbe
necessario l’interscambio dei dati con l’INPS e gli altri istituti
previdenziali: si tratta di un progetto la cui utilità sarebbe indubbia, ma la
cui complessa realizzazione è indiscutibile, come dimostrano le difficoltà –
precedentemente descritte – di integrazione informativa tra i differenti
soggetti che operano nel mercato del lavoro.
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