Se sette milioni vi sembrano pochi
Sette milioni di persone che non fanno parte del mercato del lavoro: è il dato Istat relativo al primo trimestre del 2014, ottenuto dalla somma di coloro che sono effettivamente alla ricerca di un’occupazione (la cosiddetta “forza lavoro potenziale”) e gli “inattivi”, ossia quei soggetti che risultano disoccupati o inoccupati e che non sono alla ricerca attiva di un posto di lavoro.
Rispetto al secondo trimestre del 2013 si tratta di un incremento totale di circa 800 unità, ma il dato è “enorme” se raffrontato al 2008: in sei anni l'esercito che va dai disoccupati agli sfiduciati, che ora conta precisamente 6 milioni 868 mila unità, è cresciuto di oltre il 50%.
Gli effetti sono senz’altro dovuti al vortice della persistente crisi economica internazionale e alle politiche restrittive che nel nostro paese – causa la necessità di adeguarsi al parametri finanziari UE – durano da oramai un quindicennio, in un vortice di recessione e riduzione della spesa pubblica che sembra non dare fiato all’economia italiana.
Dal punto di vista del mercato del lavoro, è di particolare rilevanza come il 50% delle persone che non lavorano siano, secondo le statistiche pubbliche, inattive, abbiano cioè rinunciato alla ricerca di un’occupazione. Si tratta di un dato drammatico, che segna l’incapacità del nostro sistema dei servizi per il lavoro di dare prospettive, speranze di collocamento ai lavoratori, e al contempo l’incapacità di “accompagnare” gli stessi nei periodi di inattività attraverso l’integrazione di un adeguato sostegno al reddito e di interventi di formazione mirati alla ricollocazione lavorativa.
Tali opportunità dovrebbero essere garantite ai giovani fino ai 29 anni grazie ai finanziamenti europei messi a disposizione dal progetto “Garanzia Giovani”: il progetto è partito il 1 maggio scorso, ma l’inadeguatezza dei nostri servizi per il lavoro, la mancanza di programmazione e di coordinamento tra regioni e Ministero del Lavoro rischiano di trasformarlo in una ulteriore occasione mancata.
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